🗞🇪🇺 L’avvento della crisi pandemica e dell’emergenza sanitaria a livello globale hanno acceso un nuovo campanello d’allarme nei confronti della diffusione sempre più capillare di fake news.
Nel corso degli ultimi mesi, infatti, si è assistito a una proliferazione incontrollata di disinformazione sanitaria e manipolazione dell’opinione di gruppi più o meno “fragili” di fronte a news dalla dubbia, o inesistente, affidabilità scientifica.
Per contrastare e limitare efficacemente notizie potenzialmente dannose per la salute dei cittadini, specialmente in un momento di forte crisi come quello attuale, la Commissione Europea ha deciso di aggiornare i propri strumenti di monitoraggio e contrasto.
Cosa prevede la legge italiana
In Italia sono previste dalla legislazione numerose conseguenze penali per chi decida di manipolare e convogliare a scopi commerciali o politici l’opinione pubblica, soprattutto quando la notizia in questione non possegga alcun fondamento.
Questi alcuni dei reati previsti dal codice penale:
🔺Reato di diffamazione, lesione dell’altrui reputazione, aggravata nel caso di diffusione a mezzo web;
🔺Reato di aggiotaggio, quando le notizie false mirano a influenzare equilibri economici;
🔺Pubblicazione di notizie false, esagerate o tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico, ex art 656 c.p., sanzionata con la pena dell’arresto fino a tre mesi o dell’ammenda fino ad € 309;
🔺Reato di abuso della credulità popolare ex art. 661 c.p., per “chiunque pubblicamente, cerca con qualsiasi impostura, anche gratuitamente, di abusare della credulità popolare” determinando un potenziale turbamento dell’ordine pubblico.
L’intervento dell’Unione Europea
A partire dal 2018, anche l’Unione Europea inizia ad attuare un nuovo protocollo per la supervisione e la salvaguardia della libertà d’informazione e la lotta alle fake news: la Commissione Europea, in particolare, si dedica alla creazione di un Codice di buona condotta sulla disinformazione nel nome dell’autoregolamentazione.
Sono 5 le aree toccate dal Codice, un testo unico nel suo genere per estensione e coinvolgimento:
interruzione delle entrate pubblicitarie di determinati account e siti web che diffondono disinformazione;
aumento della trasparenza della pubblicità politica;
affrontare la questione degli account falsi e dei bot online;
facilitare l’accesso a diverse fonti d’informazione, migliorando la visibilità dei contenuti autorevoli, e rendere più facile la segnalazione di notizie false;
consentire alla comunità di ricerca di accedere ai dati delle piattaforme per monitorare la disinformazione online attraverso modalità conformi alle norme sulla privacy.
Un successivo sviluppo all’interno delle pratiche comunitarie arriva nel marzo 2019, grazie a un nuovo sistema di allarme rapido sui fenomeni di disinformazione: uno strumento volto a garantire a istituzione governi di poter rispondere in modo coordinato alle campagne di fake news straniere.
Lo scoppio della pandemia da Covid-19 ha però innalzato un nuovo, grande ostacolo verso un controllo sempre più preciso della qualità dell’informazione. Per questa ragione, il 26 maggio 2021, la Commissione pubblica un documento dal titolo: “Orientamenti della Commissione europea sul rafforzamento del codice di buone pratiche sulla disinformazione”, con l’obiettivo di colmare alcune lacune del Codice emerse nel corso dell’emergenza globale.
Le principali modifiche da apportare sono:
• Maggiore partecipazione ed impegni specifici, coinvolgimento di tutte le piattaforme consolidate ed emergenti attive in Europa, dalle parti che operano nell’ecosistema della pubblicità online, fino ai servizi di messaggistica e tutti coloro che possono apportare risorse o competenze per contribuire ad un funzionamento efficace del codice;
• Politica di sottrazione fondi per la disinformazione; demonetizzare le fake news;
• Contrasto alle forme di manipolazione attuale e a strumenti come bot o account falsi;
• Aumento della copertura della verifica dei fatti e la fornitura ai ricercatori di un maggiore accesso ai dati;
• Quadro di monitoraggio migliorato basato su indicatori di prestazione chiari che consenta di misurare i risultati e gli effetti delle misure prese dalle piattaforme e l’incidenza complessiva del codice sulla disinformazione in Europa.
Gli obiettivi UE
L’obiettivo del Codice elaborato dalla Commissione Europea, e delle sue fondamentali migliorie, è quello di tutelare il diritto all’informazione e alla diffusione di un giornalismo attendibile e verificato, supportando anche la popolazione nell’intricato e spesso ingannevole mondo del web.
Un sistema volto a sviluppare un monitoraggio capillare ed efficace e una maggiore consapevolezza informatica dei cittadini europei. In questo modo l’Unione punta a proteggere le fasce più esposte al rischio di disinformazione e manipolazione dell’opinione a scopo economico e politico.